I tagli all'editoria coinvolgeranno anche Il Foglio.
Se non fosse che la fine di un giornale costituisce sempre una brutta notizia, bisognerebbe ascrivere un merito, sicuramente preterintenzionale, al neo premier Mario Monti: la ventilata chiusura de il Foglio. Con un suo editoriale infatti Giuliano Ferrara ha annunciato che a causa dei tagli alle sovvenzioni all’editoria e della mancanza di adeguati introiti pubblicitari (fino ad adesso garantiti dalla Mondadori di Marina Berlusconi) il quotidiano rischia di chiudere i battenti. Da oggi comincia un periodo di riassetto che passerà per il taglio delle distribuzioni in Sicilia ed in Sardegna e continuerà con un progressivo smantellamento della versione cartacea ed un potenziamento della meno onerosa versione digitale del giornale. Come è ovvio a pagare pegno per le manovre del governo non sono solo i tassisti, i farmacisti, i benziani ed il comparto produttivo in generale, adesso anche i “generatori di cultura” devono stringere la cinghia. Prima l’Unità, poi il Riformista e Liberazione, adesso il Foglio, poi a chi tocchera? A Libero ed Europa? Tutti i piccoli giornali hanno vissuto, vivono o vivranno un momento di svolta. Chissà cosa succederà anche all’Avanti di Valter Lavitola ed al quotidiano leghista che i finanziamenti li riceve dall’Italia, dalla Padania e forse anche dalla Tanzania. Senza contare Radio Radicale che per farsi rinnovare la propria convenzione da servizio pubblico ciclicamente ricerca disperatamente adesioni nelle aule parlamentari.La domanda che muove tutto sembra essere: è giusto che lo Stato tuteli nicchie di opinione oppure è meglio che queste vengano sostenute da privati o da altri enti? Sicuramente dati i lauti rimborsi elettorali dei partiti, sembrerebbe più appropriato che le stesse formazioni politiche finanzino le proprie idee. Se nemmeno i partiti credono nel prodotto sfornato dalle loro veline perché deve crederci lo Stato e soprattutto il contribuente italiano?
Il momento difficile del Foglio sicuramente coincide con lo smantellamento del fronte berlusconiano. La rotta politica impostata da Ferrara in questi anni si è dimostrata letale per il paese. Se Napolitano avesse seguito i suoi consigli adesso ci troveremmo con le pezze (sul didietro) come i greci, in rotta con Francia e Germania, ed un presidente del consiglio - snobbato dall’Europa - intento ad organizzare festini a Palazzo Grazioli. La storia è andata diversamente. Per ora e per fortuna.
Le copie invendute de Il Foglio ricalcano il terreno perso dal PDL con l’ultima esperienza governativa. E’ giusto che adesso proseguano con le proprie forze, senza ricevere annulamente l’obolo dello Stato. Potranno chiedere sicuramente un aiuto esterno al Vaticano o ai Teocon di Bush per ripagare i debiti. A meno che Berlusconi non decida di mettere Alessandro Sallusti o Daniela Santanchè alla testa della redazione per aumentare esponenzialmente il numero delle copie vendute.
I lettori italiani dovranno incominciare a preferire il profumo della rete a quello della carta stampata. Il mondo dell’editoria sta rapidamente cambiando. Prima erano i giornali e le radio a farsi dettare i tempi dalla televisione, adesso tutti devono farei i conti con l’influenza dilagante di internet.
I veri liberisti "foglianti" incominceranno a navigare senza il salvagente delle sovvenzioni statali nel mare magnum della concorrenza nell’oceano digitale. Doveva accadere prima. Oggi tocca al Foglio di Giuliano Ferrara, presto lo seguiranno altri. Come hanno scritto tante volte: è la dura legge del Mercat
Nessun commento:
Posta un commento