domenica 1 gennaio 2012

“l’anno dello spread”

L’hanno chiamato “l’anno dello spread”. Che fantasia! Già dimenticate la farsa-Osama, la distruzione di un Paese come la Libia che dista un baffo dalle nostre coste, le proteste di piazza, la guerra con l’Iran e con la Siria alle porte, le devastazioni in Liguria e Sicilia, i fascisti che sparano a casaccio in piazza, varie ed eventuali. Bisogna solo tornare a pensare al proprio orticello, sperare che “la crisi” e i suoi derivati diventino solo un brutto ricordo, che si torni alla tranquillità (QUALE?) di prima, è assolutamente irragionevole per chiunque pensare che l’attuale sistema produttivo possa essere messo in discussione. Parlano di “crescita” non rendendosi conto che è già impossibile allo stato delle cose avere una stabilità. Produrre e consumare, consumare e produrre, cambiare un telefono all’anno e una macchina ogni tre, solo così si può andare avanti in un libero stato democratico capitalista. Lavorare fino a 70 anni, in modo che i “nostri figli” possano lavorare fino a 72 e lamentarsi al bar della benzina a 1,7 euro: questo è il massimo della rivoluzione ammessa. Fino a quanto può durare?

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